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Durabilmente sovra quei si spiega.
Torna al celeste raggio
Dopo l antica obblivion l estinta 270
Pompei, come sepolto
Scheletro, cui di terra
Avarizia o pietà rende all aperto;
E dal deserto foro
Diritto infra le file 275
Dei mozzi colonnati il peregrino
Lunge contempla il bipartito giogo
E la cresta fumante,
Che alla sparsa ruina ancor minaccia.
E nell orror della secreta notte 280
Per li vacui teatri,
Letteratura italiana Einaudi 122
Giacomo Leopardi - Canti
Per li templi deformi e per le rotte
Case, ove i parti il pipistrello asconde,
Come sinistra face
Che per vòti palagi atra s aggiri, 285
Corre il baglior della funerea lava,
Che di lontan per l ombre
Rosseggia e i lochi intorno intorno tinge.
Così, dell uomo ignara e dell etadi
Ch ei chiama antiche, e del seguir che fanno 290
Dopo gli avi i nepoti,
Sta natura ognor verde, anzi procede
Per sì lungo cammino
Che sembra star. Caggiono i regni intanto,
Passan genti e linguaggi: ella nol vede: 295
E l uom d eternità s arroga il vanto.
E tu, lenta ginestra,
Che di selve odorate
Queste campagne dispogliate adorni,
Anche tu presto alla crudel possanza 300
Soccomberai del sotterraneo foco,
Che ritornando al loco
Già noto, stenderà l avaro lembo
Su tue molli foreste. E piegherai
Sotto il fascio mortal non renitente 305
Il tuo capo innocente:
Ma non piegato insino allora indarno
Codardamente supplicando innanzi
Al futuro oppressor; ma non eretto
Con forsennato orgoglio inver le stelle, 310
Né sul deserto, dove
E la sede e i natali
Non per voler ma per fortuna avesti;
Ma più saggia, ma tanto
Meno inferma dell uom, quanto le frali 315
Tue stirpi non credesti
O dal fato o da te fatte immortali.
Letteratura italiana Einaudi 123
Giacomo Leopardi - Canti
XXXV
IMITAZIONE
Lungi dal proprio ramo,
Povera foglia frale,
Dove vai tu?  Dal faggio
Là dov io nacqui, mi divise il vento.
Esso, tornando, a volo 5
Dal bosco alla campagna,
Dalla valle mi porta alla montagna.
Seco perpetuamente
Vo pellegrina, e tutto l altro ignoro.
Vo dove ogni altra cosa, 10
Dove naturalmente
Va la foglia di rosa,
E la foglia d alloro.
Letteratura italiana Einaudi 124
Giacomo Leopardi - Canti
XXXVI
SCHERZO
Quando fanciullo io venni
A pormi con le Muse in disciplina,
L una di quelle mi pigliò per mano;
E poi tutto quel giorno
La mi condusse intorno 5
A veder l officina.
Mostrommi a parte a parte
Gli strumenti dell arte,
E i servigi diversi
A che ciascun di loro 10
S adopra nel lavoro
Delle prose e de versi.
Io mirava, e chiedea:
Musa, la lima ov è? Disse la Dea:
La lima è consumata; or facciam senza. 15
Ed io, ma di rifarla
Non vi cal, soggiungea, quand ella è stanca?
Rispose: hassi a rifar, ma il tempo manca.
Letteratura italiana Einaudi 125
Giacomo Leopardi - Canti
XXXVII
FRAMMENTO
ALCETA
Odi, Melisso: io vo contarti un sogno
Di questa notte, che mi torna a mente
In riveder la luna. Io me ne stava
Alla finestra che risponde al prato,
Guardando in alto: ed ecco all improvviso 5
Distaccasi la luna; e mi parea
Che quanto nel cader s approssimava,
Tanto crescesse al guardo; infin che venne
A dar di colpo in mezzo al prato; ed era
Grande quanto una secchia, e di scintille 10
Vomitava una nebbia, che stridea
Sì forte come quando un carbon vivo
Nell acqua immergi e spegni. Anzi a quel modo
La luna, come ho detto, in mezzo al prato
Si spegneva annerando a poco a poco, 15
E ne fumavan l erbe intorno intorno.
Allor mirando in ciel, vidi rimaso
Come un barlume, o un orma, anzi una nicchia,
Ond ella fosse svelta; in cotal guisa,
Ch io n agghiacciava; e ancor non m assicuro. 20
MELISSO
E ben hai che temer, che agevol cosa
Fora cader la luna in sul tuo campo.
ALCETA
Chi sa? non veggiam noi spesso di state
Cader le stelle?
Letteratura italiana Einaudi 126
Giacomo Leopardi - Canti
MELISSO
Egli ci ha tante stelle,
Che picciol danno è cader l una o l altra
Di loro, e mille rimaner. Ma sola
Ha questa luna in ciel, che da nessuno
Cader fu vista mai se non in sogno. 5
Letteratura italiana Einaudi 127
Giacomo Leopardi - Canti
XXXVIII
FRAMMENTO
Io qui vagando al limitare intorno,
Invan la pioggia invoco e la tempesta,
Acciò che la ritenga al mio soggiorno.
Pure il vento muggìa nella foresta,
E muggìa tra le nubi il tuono errante, 5
Pria che l aurora in ciel fosse ridesta.
O care nubi, o cielo, o terra, o piante,
Parte la donna mia: pietà, se trova
Pietà nel mondo un infelice amante.
O turbine, or ti sveglia, or fate prova 10
Di sommergermi, o nembi, insino a tanto
Che il sole ad altre terre il dì rinnova.
S apre il ciel, cade il soffio, in ogni canto
Posan l erbe e le frondi, e m abbarbaglia
Le luci il crudo Sol pregne di pianto. 15
Letteratura italiana Einaudi 128
Giacomo Leopardi - Canti
XXXIX
FRAMMENTO
Spento il diurno raggio in occidente,
E queto il fumo delle ville, e queta
De cani era la voce e della gente;
Quand ella, volta all amorosa meta,
Si ritrovò nel mezzo ad una landa 5
Quanto foss altra mai vezzosa e lieta.
Spandeva il suo chiaror per ogni banda
La sorella del sole, e fea d argento
Gli arbori ch a quel loco eran ghirlanda.
I ramoscelli ivan cantando al vento, 10
E in un con l usignol che sempre piagne
Fra i tronchi un rivo fea dolce lamento.
Limpido il mar da lungi, e le campagne
E le foreste, e tutte ad una ad una
Le cime si scoprian delle montagne. 15
In queta ombra giacea la valle bruna,
E i collicelli intorno rivestia
Del suo candor la rugiadosa luna.
Sola tenea la taciturna via
La donna, e il vento che gli odori spande, 20
Molle passar sul volto si sentia.
Se lieta fosse, è van che tu dimande:
Piacer prendea di quella vista, e il bene
Che il cor le prometteva era più grande.
Come fuggiste, o belle ore serene! 25
Dilettevol quaggiù null altro dura,
Né si ferma giammai, se non la spene. [ Pobierz caÅ‚ość w formacie PDF ]

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