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folli seguaci de l altrui sciocchezza,
ch io son tutto dolcezza.
[2]
la sua donna in cera
Bramo, né pur mi lice
trar dal bel finto volto in cera espresso
un vano bacio, ed ingannar me stesso.
Ché se pur infelice
le labra ardito a le sue labra appresso, 5
insensibile ancor temo non fugga;
temo (oimè) non si strugga
al foco de sospir tenera e molle.
Ma di che temo, folle?
Ancor di cera (ahi lasso) 10
dura meco è costei più che di sasso.
[2a]
la sua donna in cera
Rose, vïole, e gigli
coglieste, Api ingegnose,
per la cera compor, che poi devea
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l imagin ritener di questa Dea.
Or per alta possanza 5
sia d Arte, o sia d Amore,
ne la prima sembianza
su l bel viso di lei torna ogni fiore.
Tornate or voi da fior bianchi e vermigli
de le sue guance a còrre, Api amorose, 10
gigli, vïole, e rose.
[3]
icaro in cera
La cera, che fatale,
Icaro, ti diè morte,
ecco con miglior sorte,
per man di dotto artefice scolpita,
or ti rende la vita. 5
Ma guàrdati da rai
del Sol, dove tu vai;
ché s egli avien ch ei ti distempri l ale,
senza risorger mai
cenere ricadrai. 10
[4]
il cardinale odoardo farnese in cera
Così se tu scolpito in viva cera
del gran farnese Idol del mondo e mio
sì come in terra egli è tra noi di Dio
simulacro spirante, imagin vera.
Né qui da dotta man, che n breve sfera 5
tutte del Ciel le meraviglie unìo,
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espressa men che nel mio cor vegg io
del Romano valor la gloria intera.
Qual fu mai tanto al ver finto simile?
O di scultura insieme e di Scultore 10
leggiadro paragon, cambio gentile!
O chi vide mai d Arte opra maggiore?
Aveste, egli da te, tu dal suo stile,
tu vita eterna, ed egli eterno onore.
[5]
la sua donna in un zaffiro
In ricca gemma scólto
splende di Lilla il volto.
È la gemma Zaffiro, e di Zaffiro
sono gli occhi divini.
Oro è quel che la chiude in picciol giro, 5
e d òr sono i bei crini.
Né certo in altro esser devea quel viso,
ch è la gemma d Amor, che n gemma inciso.
[6]
la duchessa di mantova
in una medaglia di piombo
Questa, che quasi un Sol vivo e spirante
d illustri rai rozo metallo indora,
verace è pur di quella Dea sembiante
ch ogni cor arde, ed ogni stile onora:
di quella Dea, che con le luci sante 5
cresce ognor fregio a Manto, e pregio a Flora:
di quella Dea, che con le regie piante
già de l Arno, or del Mincio i campi infiora.
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Degno era ben l aureo splendor sereno
de la divina angelica beltate 10
di qual oro più fino ha l Indo in seno.
Ma de begli occhi e de le chiome aurate
ricco il piombo per lei splende non meno
che l ferro vil di questa oscura etate.
[7]
morte d avorio, al cardinale sforza
Signor, non m aborrite, io son di quella
ch è d ogni aspro martìr sommo conforto,
d ogni umana miseria ultimo porto,
verace imago, orribil sì, ma bella.
E se vive, e se spira, e se favella 5
avorio muto, e teschio essangue e smorto,
questa è virtù del nobil Fabro accorto,
anzi del vostro aspetto opra novella.
Qual suol da l angue, ond esce il tosco e l male,
uscir salute; e qual l altrui ferita 10
ed apriva e chiudea lancia fatale,
tal può da la memoria in me scolpita,
ben ch amara e pungente, ogni mortale
trar membrando la morte immortal vita.
[8]
maddalena d ambra
Lagrimasti e piangesti
a piè del tuo Signor, Donna pentita:
tra spelonche e deserti indi traesti
lagrimando la vita.
Or in Ambra lucente e prezïosa 5
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pur ti stai lagrimosa.
Oh ben saggio colui che t ha scolpita!
Esser non devea d altro il tuo ritratto
che di lagrime fatto.
[9]
crocifisso di calamita
Terra, Cielo, ed Abisso
non solo a me quassù trassi morendo,
ma trassi i chiodi, onde trafitto io pendo,
trassi i martelli, onde qui moro affisso.
Peccator, ben t intendo. 5
Dirai ch io sono imagine scolpita
d Indica pietra, e però traggo i ferri.
Forsennato, quant erri!
Questa è virtù di mia pietà infinita,
non già di calamita. 10
[10]
rapimento delle sabine, di basso rilievo
Fanno forza maggiore,
ai dubbi affetti di chïunque vede,
le dispietate prede,
ch ai seni ignudi ed a le trecce sparte
de le belle Sabine 5
non fan vostre rapine,
o squadre rapacissime di Marte.
Ma non so di qual parte
far maggior vïolenza altrui si crede:
là vïolata, e qui vïolatore; 10
la pietate, o l furore.
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CAPRICCI
[1]
al duca di savoia per la sua galeria
Opra certo è, Signor, di te ben degna
unir del secol prisco in chiusa parte
le reliquie cadute,
le memorie perdute;
e raccolte dal suolo, 5
rotte dagli anni, antiche statue, e sparte,
sovra sostegni alteri
rendere ai tronchi busti i capi interi.
Questo sol, questo solo
a tuoi fatti mancava, ed a miei carmi: 10
esser largo e pietoso ancora ai marmi.
[2]
fontana
Deh rimira, o mortale,
da qual fonte deriva.
quest onda fuggitiva.
L uno è stabile marmo, e sasso alpino,
l altra è mobile umor, che corre al chino. 5
Or pensa tu, mentre che quello e questa
l una va, l altro resta,
ciò che sia gloria, eterna, e vita frale.
Ben lo tuo stato è tale:
caduco in terra, in Ciel costante e forte, 10
l un d immortalità, l altro di morte.
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[3]
urna in una fontana
Tu, ch al mio fonte vieni,
perdona (prego) al cenere gelato,
che dal fatal sepolcro, ov era chiuso,
per volgerlo ad altr uso,
contadino profano ha discacciato. 5
E se da me suggendo umor vitali
de l umane vicende piangerai
le memorie mortali,
vie più di senno assai
che d acqua ne trarrai. 10
[4]
edera nata nella mano di una baccante
Perché tenti impedire,
Edra licenzïosa ed arrogante,
con le braccia tenaci
la man che vuol ferire
del proprio sesso un scelerato amante? 5
Or t intend io. Le piante
son tutte del Cantor de boschi Thraci
ed amiche, e seguaci.
[5]
statua d amore fulminata
Non è non è Tifeo, non è Fetonte
che monte impone a monte,
o che per via sinistra il carro move.
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